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Il boom del collezionismo dei calciatori "d'epoca"


Manie da quarantenni - Svenarsi per una figurina


Duemila euro per un album completo dei primi Anni Sessanta C'é persino chi si è sposato con una "bustina" nel taschino

 

 

  la storia

   Emanuela Minucci

 

VACANZE di Natale o Ferragosto che siano, prima o poi, la fatidica domanda arriva: "Mi interroghi? Dai, soltanto un anno, facciamo il '62-'63?". La moglie (o fidanzata), paziente, sbuffa un po. Poi mette mano alla valigia e tira fuori l'unico oggetto capace di restituire il sorriso al compagno di viaggio: l'album Panini di quando lui era bambino, avvolto nel cellophan a mò di reliquia. "Germano Josè Da Sales...". E lui pronto e deliziato dal quesito di nicchia: "Cominciamo dal difficile... Dunque, la squadra era il Genoa, lui non era titolare, allora... Ci sono: è  nato in Minas Gerais, Brasile, nel '42. Mi pare a marzo, sì, il 25 marzo". Il problema è che la risposta è quasi sempre esatta, perché il signore in questione, quello che si dimentica puntualmente della data del vostro compleanno, in realtà è una specie di Pico della Mirandola della storia del calcio. Al quarantenne coccoina-dipendente, infatti, nulla interessa, affascina, galvanizza e intriga più di quei rettangolini di carta con su la faccia scolorita dei calciatori da boom economico: le figurine. Possono essere Panini o Mira, anche se l'azienda modenese è leader indiscussa nel regno della "figurina d'epoca", poco importa. L'essenziale è che, attorno al 1966, lui ci giocasse con i compagni di scuola tirandole contro il muro e pronunciasse la tiritera del "celomanca", almeno una volta al giorno a scapito dei compiti di analisi logica.

  Ecco l'identikit del ragazzino dai capelli grigi (e magari pure un posto da top manager) che ha appena comprato al figlio il nuovo album Panini appena arrivato in edicola, giusto per tenersi informato anche sull'attualità: quarantenne o giù di lì, cultura medio alta, disposto a spendere fino a 2500 euro per due etti di carta ingiallita che se vai a rivendere rischi pure di guadagnarci. "Sono i collezionisti di piccole tessere d'infanzia felice" dicono gli psicologi, aggiungendo che "alcuni soffrono della banalissima sindrome di Peter Pan, altri di pura ansia da separazione..." Separazione da chi? Dai genitori? Dalla moglie? Dai figli? "Macché, dall'album completo Panini stagione 1963-1964" rispondono i titolari dei negozi specializzati. Come il torinese Sergio Pignatone di "Little Nemo", uno di quelli che, mossi da passione mista a business, stazionano mezza giornata su Internet (sito preferito quello di Luca Mencaroni, uno dei tanti mercanti-collezionisti italiani), dopo esserci entrato digitando le parole chiave "figurine, d'epoca, calcio" e l'altra metà a spiegare al telefono:

"Ci spiace ma gli album Anni Sessanta sono finiti, se vuole possono procurarle qualcosa di più recente". Il fenomeno è nell'aria già da qualche anno. Ma adesso, e sono gli esperti a dirlo è esploso. Ne sanno qualcosa i dirigenti della Panini, colosso modenese da 460 dipendenti arrivato a fatturare 230 milioni di euro l'anno - e produrre ogni dodici mesi un miliardo di bustine - grazie a un'avventura cominciata nel 1961 da un piccolo chiosco in corso Duomo. I fratelli Panini inventarono due cose: le "buste sorpresa" (che fecero subito la felicità dei bambini appassionati di calcio) e la "Fifimatic", la macchina che prende sei figurine per volta, le infila nella bustina e alla fine ricava scatole pronte da spedire. Certo ne è passato di tempo da quando lo stabilimento di viale Emilio Po stampò la prima, ormai mitica, faccina dell'interista Bruno Bolchi. Oggi, a distanza di quarantadue anni o giù di lì, coloro che nel '61 di fronte all'edicola dei Panini ci  passavano in carrozzina, spinti dalle loro mamme, oggi cliccano più volte al giorno con il mouse sul sito dell'azienda: "E' incredibile - spiega Umberto Leone, direttore commerciale  dell'azienda modenese - siamo subissati dalle richieste. Ci sono collezionisti così insaziabili che mi scrivono tutti i giorni". Il morbo dell'"album-mania" è tanto diffuso che ormai sta contagiando anche i più giovani. Come Fabrizio Ponciroli, per esempio, trentenne milanese: "Io colleziono pezzi degli anni Settanta - spega entusiasta - ho cominciato quando andavo alle medie e adesso ho oltrepassato quota mille album. La cosa più strana che ho fatto per aggiudicarmene uno? Vado in vacanza anche nei posti più sperduti, a patto che si tratti di un Paese dove è imminente l'uscita dell'album. L'ultimo acquisto? Settecento euro per una raccolta australiana, ma sarei stato disposto a spendere di più...". Ponciroli è assiduo incursore della casella postale di Umberto Leone . "Mi scrive tutti i giorni, ormai siamo amici" spiega il direttore, fra il divertito e il rassegnato, sfogliando la mitica raccolta del campionato '61-'62 con copertina giallo canarino, di cui persino la Panini possiede una sola copia. Ma aggiunge pure: "Ponciroli è fra i più metodici, ma anche più tranquilli. Che dire allora di chi il giorno delle nozze è andato all'altare con una bustina infilata nel taschino? O di quell'altro che si è presentato alla sposa con la giacca nera tempestata di figurine? O di quel preside che sogna di possedere tutti gli album prodotti dalla nostra azienda e si dice disposto a pagare qualunque cifra per l'ultimo che gli manca?" Che superate certe dosi, forse, la coccoina può dare alla testa.

(ema.min.)

 

     
     
     
     
     
     

 

 
 

 

     

 

     

 

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